Di prossima pubblicazione (16 gennaio 2013)dalla casa editrice Giunti un nuovo attesissimo urban fantasy dalla cover e dalla trama decisamente accattivanti. Si tratta di
Il bacio della morte di Marta Palazzesi
TRAMA:Quando hai diciotto anni, vivi nelle remote foreste della Romania e il tuo unico obiettivo è dare la caccia alle spietate creature che popolano il Mondo Sotterraneo, non puoi permetterti distrazioni. E questo Thea lo sa molto bene. Abile mezzo demone dotato del potere dei sogni, è una ragazza ribelle e irriverente. Ma quando riceve il pugnale con cui cacciare gli Azura, è più che determinata a impegnarsi fino in fondo negli allenamenti che la renderanno ufficialmente una Cacciatrice, mettendo da parte tutto il resto. Però non sempre le cose vanno come previsto e Thea si ritrova costretta non solo a combattere contro un nemico infido e crudele, ma anche a resistere al costante impulso di azzuffarsi col padre, dal quale ha ereditato i poteri da Incubo. Ma soprattutto deve cercare di contenere l’attrazione per il nuovo compagno di caccia, un affascinante mezzo Succubo dal passato oscuro. Inaspettate rivelazioni e inquietanti avvenimenti sconvolgeranno pericolosamente la vita di Thea, divisa tra il desiderio di seguire chi ama e compiere il proprio dovere
Un lungo estratto dell'intervista alla scrittrice preso direttamente dal sito della Giunti.
Qual è il personaggio del romanzo che ti assomiglia di più?
Sono impulsiva e schietta come Thea, ma non ho i suoi problemi di abbigliamento. Però odio la bottarga.
Di chi ti sei innamorata scrivendo la storia?
Di Damian, per la sua integrità e il suo desiderio di riscatto, ma confesso che a un certo punto sono passata dall’altro lato della barricata: Alex. I principi russi hanno sempre un certo fascino, soprattutto se sono dotati di… un tocco magico.
Com’è nata l’idea del libro? Ero a Londra, bloccata dentro una caffetteria a causa di un temporale con i fiocchi. Avevo con me il mio portatile e degli appunti su una storia a cui stavo lavorando da un po’ di tempo, ma che ancora non ero riuscita a inquadrare del tutto. Ho iniziato a riguardarli e a buttare giù nuove idee, andando sempre più a fondo nella caratterizzazione della protagonista – che poi sarebbe diventata la nostra Thea. Man mano che Thea prendeva vita le ho costruito attorno tutto il suo mondo: Incubi e Succubi erano figure su cui stavo ragionando da tempo, e mi avevano sempre affascinata, così come l’Europa dell’est mi era sempre sembrata lo scenario perfetto per ambientare una storia piena di azione e allo stesso tempo sentimenti. Quando mi sono alzata dal tavolo il temporale era finito, e così il primissimo canovaccio delle avventure di Thea! Quando ho ripreso in mano gli appunti il giorno seguente ho iniziato a ragionare su tutti gli aspetti che non avevo considerato: per esempio, pur sapendo che sarebbe stata Thea la protagonista indiscussa del libro, ho deciso di mettere in campo più personaggi principali facendoli muovere all’interno di una società separata da quella degli esseri umani e definita da proprie regole e leggi. Come vedrete però, gli umani sono una delle parti fondamentali di questo mondo. Come hai fatto a svilupparla?Ho cercato di stabilire fin dall’inizio dove volevo arrivare e cosa volevo raccontare, e non solo a livello di trama e colpi di scena. Volevo per i miei protagonisti una evoluzione nel corso di tutta la trilogia, in positivo o in negativo a seconda dei casi, che si mettessero in discussione e che non rimanessero “statici”, incastrati nei loro ruoli iniziali. Parlando del primo libro, ho fatto un vero e proprio schema (e pensare che ho sempre odiato le scalette dei temi al liceo!) stabilendo cosa doveva succedere, quando e perché. Poi ho iniziato a scrivere. In questo modo, anche durante le “giornate no”, avendo chiaro lo schema, non sono stata costretta a fermarmi e ho comunque portato avanti la storia. Passata la giornata no, riprendevo in mano il testo e magari riscrivevo anche tutta l’ultima parte, ma almeno avevo qualcosa su cui lavorare.
Com’è nata l’idea del libro? Ero a Londra, bloccata dentro una caffetteria a causa di un temporale con i fiocchi. Avevo con me il mio portatile e degli appunti su una storia a cui stavo lavorando da un po’ di tempo, ma che ancora non ero riuscita a inquadrare del tutto. Ho iniziato a riguardarli e a buttare giù nuove idee, andando sempre più a fondo nella caratterizzazione della protagonista – che poi sarebbe diventata la nostra Thea. Man mano che Thea prendeva vita le ho costruito attorno tutto il suo mondo: Incubi e Succubi erano figure su cui stavo ragionando da tempo, e mi avevano sempre affascinata, così come l’Europa dell’est mi era sempre sembrata lo scenario perfetto per ambientare una storia piena di azione e allo stesso tempo sentimenti. Quando mi sono alzata dal tavolo il temporale era finito, e così il primissimo canovaccio delle avventure di Thea! Quando ho ripreso in mano gli appunti il giorno seguente ho iniziato a ragionare su tutti gli aspetti che non avevo considerato: per esempio, pur sapendo che sarebbe stata Thea la protagonista indiscussa del libro, ho deciso di mettere in campo più personaggi principali facendoli muovere all’interno di una società separata da quella degli esseri umani e definita da proprie regole e leggi. Come vedrete però, gli umani sono una delle parti fondamentali di questo mondo. Come hai fatto a svilupparla?Ho cercato di stabilire fin dall’inizio dove volevo arrivare e cosa volevo raccontare, e non solo a livello di trama e colpi di scena. Volevo per i miei protagonisti una evoluzione nel corso di tutta la trilogia, in positivo o in negativo a seconda dei casi, che si mettessero in discussione e che non rimanessero “statici”, incastrati nei loro ruoli iniziali. Parlando del primo libro, ho fatto un vero e proprio schema (e pensare che ho sempre odiato le scalette dei temi al liceo!) stabilendo cosa doveva succedere, quando e perché. Poi ho iniziato a scrivere. In questo modo, anche durante le “giornate no”, avendo chiaro lo schema, non sono stata costretta a fermarmi e ho comunque portato avanti la storia. Passata la giornata no, riprendevo in mano il testo e magari riscrivevo anche tutta l’ultima parte, ma almeno avevo qualcosa su cui lavorare.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere il libro?
La prima riga de “Il Bacio della Morte” ha visto la luce a febbraio del 2011 e a novembre ho spedito il romanzo alla casa editrice (insieme al secondo). Ho impiegato un mese circa a stendere la prima bozza, e poi ho lavorato al testo per i mesi seguenti, cercando di perfezionarlo il più possibile. Ci sono comunque state svariate settimane di pausa tra una rilettura e l’altra, per prendere le distanze dalla storia e farla respirare un po’.
Hai “inventato” la storia mano a mano che scrivevi, oppure hai deciso tutto fin dal principio?
Sì, ho pianificato tutta la storia sin dall’inizio, e solo successivamente l’ho divisa in tre parti, cercando di equilibrare il tutto. Ovviamente quando si scrive ci si discosta – spesso anche di parecchio – da quello che si è programmato razionalmente: per fortuna scrivere è e rimane soprattutto un processo creativo! Ma la storyline principale è già definita. So dove stiamo andando a parare, insomma, anche se ogni volta che riprendo in mano il testo trovo sempre qualcosa da cambiare, aggiungere, togliere…
Come ti senti all’idea che tantissime persone avranno in mano il tuo libro?
È incredibile e, almeno per il momento, l’entusiasmo vince sul panico. Ma è davvero una sensazione strana pensare che tante (be’, si spera…!) persone avranno tra le mani la mia storia tra qualche mese. Scrivere è quello che ho sempre voluto fare e, per quanto sia un’attività “solitaria”, alla fine credo che un libro si scriva non solo per se stessi, ma soprattutto perché venga condiviso e letto da altri. O almeno questo è lo spirito con cui lo faccio io. Spero davvero che i lettori trascorrano delle ore piacevoli in compagnia dei miei libri.
Hai un po’ paura delle critiche?
Le critiche non fanno mai piacere, inutile negarlo. Speri sempre che gli altri apprezzino il tuo lavoro e i tuoi sforzi. Però, da lettrice accanita quale sono, so quanto tempo, aspettative e (diciamolo, i libri non crescono mica sugli alberi!) soldi si investano in un libro, quindi capisco che se non soddisfatti dalla lettura, venga spontaneo esternarlo, scrivendo commenti o recensioni in merito. È assolutamente legittimo.
Come hai fatto a farti pubblicare?
Ho trasformato il mio bel file Word in un Pdf, ho scritto una breve (ma incisiva) lettera di presentazione, una sinossi dettagliata di tutta la trilogia e ho spedito un’e-mail alla casa editrice. Dopo due settimane mi hanno contattata. All’inizio credevo che avessero sbagliato numero poi, quando ho capito che volevano proprio me, ho pensato che non poteva essere per il manoscritto, e che forse mi contattavano per altro. E invece eccoci qui! Ah, ovviamente nel panico del momento il mio cervello non ha minimamente registrato il nome della persona con cui stavo parlando. Quando, poche ore dopo, ho dovuto inviarle un’e-mail con le mie disponibilità per l’incontro in casa editrice, mi è quasi venuta una sincope. Alla fine per fortuna il nome sono riuscita a recuperarlo. Potenza di internet.
Com’è fare l'editing sul proprio testo?
Meno traumatico di quanto si creda! Ero davvero curiosa di sentire i suggerimenti della mia editor, e non li ho mai vissuti come “un attacco” al mio testo. Avere un punto di vista esterno non può che essere positivo: una scena che per me può essere cristallina perché do per scontati certi elementi, per il lettore giustamente può non esserlo, e l’editor ha l’oggettività per segnalarlo. Ma durante la fase di editing de “Il Bacio della Morte” non sono certo mancati episodi divertenti… è stato un lavoro impegnativo, ma anche piacevole.
Chi sceglie la cover?
La cover del libro viene creata dalla grafica su suggerimento dell’editor, quindi sarà una sorpresa, anche se posso immaginare che toni avrà dopo avere visto il dettaglio del pugnale!
Hai ambientato il romanzo in Transilvania, ti sei ispirata a Liviu Rebreanu? In che modo ti ha influenzato?
Per quanto la Transilvania sia un’area della Romania indubbiamente affascinante, il romanzo è ambientato da tutt’altra parte, in una regione chiamata Muntenia.
A quali attori faresti interpretare i tuoi protagonisti?
Vado moltissimo al cinema e sono una gran divoratrice di serie tv, ma quando si tratta di fare nomi sono un disastro! Ho un’immagine dei miei protagonisti ben definita nella mia testa, ma non saprei proprio a quali attori farli interpretare. Tra le attrici più giovani sicuramente apprezzo molto Jennifer Lawrence, Emma Stone e Vanessa Marano. Forse Emma Stone potrebbe essere perfetta per il ruolo di Serena. Però, insomma, per il momento rimarrei con i piedi ben ancorati a terra!
Chi è Kirill?
Kirill è uno dei Master (ovvero uno degli allenatori) di Thea. È un ragazzone russo di venticinque anni, biondo, con gli occhi azzurri e il carattere più burbero dell’universo. Ha anche un senso dell’umorismo piuttosto inesistente. Ma è uno dei personaggi secondari a cui sono più affezionata, assieme al padre di Thea (il cui senso dell’umorismo, invece, è… ben sviluppato, direi. Forse troppo.)
Ma questo principe russo com’è?
Oltre a essere principe e russo, Alex è il cugino di Serena ed è decisamente molto meno burbero del compatriota Kirill. In fondo è un bravo ragazzo, anche se il suo arrivo a Palazzo – la comunità dove vivono i nostri eroi – non passerà inosservato.
Ma lui e Thea si innamorano?
Ah, non lo volete davvero sapere! Altrimenti che gusto c’è a leggere il libro?
Se potessi vivere la vita di uno dei tuoi personaggi per un giorno, chi sceglieresti?
Il padre di Thea. Chi non vorrebbe avere al proprio servizio degli scagnozzi senza scrupoli pronti a fare il lavoro sporco? Illegalità a parte, vivere una vera giornata “alla Thea” sarebbe piuttosto adrenalinico ed eccitante. Sempre che non si finisca ammazzati da un Azura.
Andresti a cena con…
A costo di sembrare banale, scelgo il nostro bel principe russo, Alex. A patto che non ordini caviale.
E a fare shopping con…
Non amo fare shopping, ma direi Thea. Le farei un favore.
Dal libro:
Socchiuse gli occhi e mi studiò con attenzione, con una tale intensità da farmi venire i brividi.
La sua espressione era di solito triste e confusa, ma in quel momento vidi tutt’altri sentimenti nel suo sguardo.
Ansia e paura.
«Hai delle alternative» bisbigliò rauca.
«Ma accettare il tuo destino è quella più sicura.»
Marta Palazzesi ha 28 anni e vive a Milano.
Quando non scrive, colleziona vecchie cartoline, studia russo e legge noiosissimi romanzi storici,
che compensa con avvincenti storie YA.
Questo è il suo romanzo d’esordio che inaugura la saga della “Casa dei Demoni”.
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